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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum, I, 109
 
originale
 
[109] "Fluentium frequenter transitio fit visionum, ut e multis una videatur." Puderet me dicere non intellegere, si vos ipsi intellegeretis, qui ista defenditis. Quo modo enim probas continenter imagines ferri, aut si continenter, quo modo aeterne? "Innumerabilitas" inquit "suppeditat atomorum." Num eadem ergo ista faciet, ut sint omnia sempiterna? Confugis ad aequilibritatem (sic enim isonomian, si placet, appellemus) et ais, quoniam sit natura mortalis, inmortalem etiam esse oportere. Isto modo, quoniam homines mortales sunt, sint aliqui inmortales, et quoniam nascuntur in terra, nascantur in aqua. "Et quia sunt, quae interimant, sint, quae conservent." Sint sane, sed ea conservent, quae sunt; deos istos esse non sentio.
 
traduzione
 
109. "Il continuo fluire delle immagini fa s? che al nostro sguardo ne appaia una sola." Sarebbe una vergogna per me ammettere la mia incapacit? di comprendere simile affermazione, ma solo a patto che voi ne capiste qualcosa. Come dimostri il continuo fluire delle immagini? Ed anche ammesso che tu riesca a dimostrarlo, come ne provi l'eternit?? ? Provvede alla bisogna ? ribatti tu ? la massa infinita degli atomi ?! Ma questa non basta a far s? che ogni creatura sia eterna. Tu ricorri allora alla legge dell'equilibrio (cos?, se vuoi, potremmo rendere il termine isonomian) ed affermi che se esiste una sostanza mortale ne deve esistere anche una immortale. Ragionando cos?, per?, si finisce col dover ammettere che il fatto che gli uomini sono mortali implichi che ve ne siano di immortali e che il fatto che nascono sulla tetra rechi con s? la conseguenza che ve ne siano alcuni che nascono nell'acqua. ? E poich? vi sono delle forze intese a distruggere ? aggiungete voi ? ve ne sono anche di intese a conservare ?. Ed ammettiamo pure che esistano: esse ad ogni modo potranno conservare soltanto ci? che realmente esiste, mentre l'esistenza di codesti vostri d?i io non riesco proprio a comprenderla.
 

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